giovedì 15 gennaio 2015

Un'altra bella recensione di 'Come una foglia al vento'

Ecco un'altra recensione di 'Come una foglia al vento' di Francesca Santamaria





È vero quello che si legge nella quarta di copertina e che le
recensioni dei lettori ribadiscono: “Come una foglia al vento” di
Claudio Metallo (Casasirio editore, pp.188, euro 13) è un libro
veloce, che costringe a correre dietro Peppe Blaganò, imprenditore
senza vocazione prima e narcotrafficante improvvisato poi. Un piccolo
uomo qualunque, non un duro né uno particolarmente furbo, che voleva
semplicemente farsi i fatti suoi, rischiare il meno possibile ed
essere lasciato in pace, mentre si trova suo malgrado inserito in un
'ndrina internazionale sebbene non possegga “il coraggio, il carisma e
neanche la storia” (p.138) di un vero 'ndranghetista.

Seguendo Blaganò siamo anche noi, insieme a lui, iniziati ai
meccanismi del narcotraffico, ai segreti dello spaccio, alla brutalità
della violenza e pure ai passatempi e ai vizi della piccola e grande
criminalità, calabrese quanto colombiana. Le storte vicende di Blaganò
trascinano il lettore fino all'ultima pagina e la storia, tra aneddoti
calcistici e divagazioni culinarie, procede avvincente, complici l'uso
del dialetto e una carrellata di indovinati comprimari.

Ma andando oltre il piacere della lettura, ho ritrovato nel libro i
temi che sono propri dell'autore, già documentarista militante. Si
parla di narcotraffico, e tra le righe si legge di antiproibizionismo.
Si descrive la criminalità, la corruzione e il clientelismo, e di
riflesso l'omertà, l'acquiescenza e l'ignavia. Si racconta di
compravendita dei voti, di abusivismo edilizio e della connivenza di
Chiesa e istituzioni. Della condizione straniante dell'emigrato,
attaccato ai ricordi di un Sud irreale - solo profumi e calore - e
vittima al Nord di esclusione e razzismo. Si ride amaramente
sull'inettitudine delle forze dell'ordine e si denuncia la violenza a
casaccio dei Ros, che “avevano mano libera e facevano e disfacevano le
regole in una sola giornata” (p.134). E pure i criminali non sono mai
“fighi”, a dispetto del potere e dei soldi, ma rappresentano in fondo
la faccia sguaiata e sopra le righe del capitalismo, che usa la droga
come una merce qualunque e campa arricchendosi sulle differenze
sociali, perché, come dichiara uno dei narcos, “i poveri servono. Non
sono nessuno ma fanno tutto” (p.96).

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