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domenica 19 ottobre 2014
mercoledì 15 ottobre 2014
Temesa, le nostre radici
Temesa, l’ultima grande città pre-greca ancora da scoprire, secondo
alcuni archeologi si trova ad un tiro di sasso dalle spiagge di Campora
San Giovanni, tra i torrenti Oliva e Savuto. A conferma di questa
teoria, l’Università di Napoli e la Soprintendenza Archeologica della
Calabria hanno condotto nel 2003 una campagna di scavi nel comune di
Serra D’Aiello.
Citata da Strabone e da Omero, Temesa – il cui significato sarebbe fornace – prosperava grazie alla forgiatura di armi da guerra e al loro commercio. La rilevanza del sito è stata confermata dagli straordinari ritrovamenti avvenuti in tutta la zona circostante Serra, come ad esempio la sepoltura di quella che viene chiamata la principessa di Temesa.
Questa tomba femminile conteneva un elaborato corredo funerario e soprattutto preziosi monili e decorazioni per la veste in materiali differenti (metalli ma anche ambra), nonché ricchi manufatti di importazione. Tali oggetti, oltre a testimoniare il grado principesco della defunta e quindi, per via indiretta, la struttura complessa della società di Temesa, sono indizi dei rapporti commerciali con le altre zone d’Italia, in particolare con la civiltà villanoviana della Toscana, e persino con l’Oriente produttore di ambra. Un altro ritrovamento incredibile nella stessa zona è l’elsa di una spada cosiddetta “ad antenne”: questo particolare modello di arma si pensava fosse originario del Nord Italia, ma dopo gli scavi calabresi alcuni ipotizzano che la sua produzione sia invece da collocarsi nelle terre della futura Magna Grecia.
Temesa è stata un importante crocevia di civiltà e nei suoi miti si possono leggere brani di storia antica della Calabria, come dimostra la vicenda del demone Alybas, quasi uno spin-off delle storie dell’Odissea. Come racconta Pausania, Ulisse si fermò con le sue navi sulle coste del basso Tirreno e venne accolto con cordialità dagli indigeni, che offrirono cibo e vino ai viaggiatori. Ma uno di loro, Polites, troppo ubriaco, violentò una ragazza del luogo. Gli abitanti di Temesa da ospitali e cordiali diventarono feroci e uccisero l’ospite negandogli la sepoltura, gettando così sull’intera città una maledizione. Il morto si trasformò in un demone dalle sembianze di lupo, Alybas, che pretese la costruzione di un tempio in suo onore ed un tributo annuale di una vergine per placare la sua ira. Questa drammatica sottomissione si perpetrò finché non arrivò a Temesa un pugile di Locri, Eutimo, che aveva partecipato e vinto più volte le olimpiadi, la cui figura, probabilmente reale, fu presto innalzata ai livelli del mito. Il pugile s’innamorò della vergine che doveva essere sacrificata ad Alybas e sfidò il demone in un incontro di pugilato, vincendolo e conquistando la riconoscenza degli abitanti e l’amore della giovane.
A voler leggere oltre le righe, il mito di Alybas parla del rapporto difficile tra gli autoctoni e i greci colonizzatori, provenienti da Sibari e Crotone e rappresentati dal violento marinaio, nonché della successiva dominazione da parte di Locri, evidentemente andata a buon fine, perché incarnata dalla figura positiva del pugile liberatore. Anche il demone ha preso, nel mito, la forma di un pericolo reale in queste zone, quella del lupo.
Il tempio di Alybas, con il suo carico di offerte votive, è stato rintracciato nell’area di Imbelli e rinterrato in attesa delle risorse che servono per sistemarlo adeguatamente. Molti dei ritrovamenti di oggetti, gioielli, armi, anfore provenienti dalle aree di scavo e dalla necropoli di Chiane, come i monili della principessa di Temesa, sono esposti nell’Antiquarium di Serra D’Aiello, la cui amministrazione ha recentemente aperto un bando per valorizzare questo patrimonio archeologico.
Queste scoperte costituiscono infatti una straordinaria opportunità per scoprire una parte di storia della Calabria e degli abitanti di Serra D’Aiello, Campora San Giovanni e Nocera Terinese e per ricordarci che il nostro passato non è ciarpame vecchio, ma costituisce la nostra identità comune: non siamo una Disneyland per turisti, ma una terra con una sua storia che va al di là dei pedalò, dei lidi e degli spettacoli di piazza messi in piedi a beneficio dei turisti o degli stessi organizzatori. Anche per questi motivi, voglio ricordare l’attività del gruppo archeologico Alybas, che dal 2002 si batte per un patrimonio che appartiene a tutti i calabresi.
Per visitare l’Antiquarium ed il parco archeologico, trovate tutte informazioni sul sito del gruppo archeologico Alybas:
http://gruppoarcheologicoalybas.weebly.com/
Il sito del comune di Serra D’Aiello:
http://www.comune.serradaiello.cs.it/
di Claudio Metallo e Francesca Santamaria
Citata da Strabone e da Omero, Temesa – il cui significato sarebbe fornace – prosperava grazie alla forgiatura di armi da guerra e al loro commercio. La rilevanza del sito è stata confermata dagli straordinari ritrovamenti avvenuti in tutta la zona circostante Serra, come ad esempio la sepoltura di quella che viene chiamata la principessa di Temesa.
Questa tomba femminile conteneva un elaborato corredo funerario e soprattutto preziosi monili e decorazioni per la veste in materiali differenti (metalli ma anche ambra), nonché ricchi manufatti di importazione. Tali oggetti, oltre a testimoniare il grado principesco della defunta e quindi, per via indiretta, la struttura complessa della società di Temesa, sono indizi dei rapporti commerciali con le altre zone d’Italia, in particolare con la civiltà villanoviana della Toscana, e persino con l’Oriente produttore di ambra. Un altro ritrovamento incredibile nella stessa zona è l’elsa di una spada cosiddetta “ad antenne”: questo particolare modello di arma si pensava fosse originario del Nord Italia, ma dopo gli scavi calabresi alcuni ipotizzano che la sua produzione sia invece da collocarsi nelle terre della futura Magna Grecia.
Temesa è stata un importante crocevia di civiltà e nei suoi miti si possono leggere brani di storia antica della Calabria, come dimostra la vicenda del demone Alybas, quasi uno spin-off delle storie dell’Odissea. Come racconta Pausania, Ulisse si fermò con le sue navi sulle coste del basso Tirreno e venne accolto con cordialità dagli indigeni, che offrirono cibo e vino ai viaggiatori. Ma uno di loro, Polites, troppo ubriaco, violentò una ragazza del luogo. Gli abitanti di Temesa da ospitali e cordiali diventarono feroci e uccisero l’ospite negandogli la sepoltura, gettando così sull’intera città una maledizione. Il morto si trasformò in un demone dalle sembianze di lupo, Alybas, che pretese la costruzione di un tempio in suo onore ed un tributo annuale di una vergine per placare la sua ira. Questa drammatica sottomissione si perpetrò finché non arrivò a Temesa un pugile di Locri, Eutimo, che aveva partecipato e vinto più volte le olimpiadi, la cui figura, probabilmente reale, fu presto innalzata ai livelli del mito. Il pugile s’innamorò della vergine che doveva essere sacrificata ad Alybas e sfidò il demone in un incontro di pugilato, vincendolo e conquistando la riconoscenza degli abitanti e l’amore della giovane.
A voler leggere oltre le righe, il mito di Alybas parla del rapporto difficile tra gli autoctoni e i greci colonizzatori, provenienti da Sibari e Crotone e rappresentati dal violento marinaio, nonché della successiva dominazione da parte di Locri, evidentemente andata a buon fine, perché incarnata dalla figura positiva del pugile liberatore. Anche il demone ha preso, nel mito, la forma di un pericolo reale in queste zone, quella del lupo.
Il tempio di Alybas, con il suo carico di offerte votive, è stato rintracciato nell’area di Imbelli e rinterrato in attesa delle risorse che servono per sistemarlo adeguatamente. Molti dei ritrovamenti di oggetti, gioielli, armi, anfore provenienti dalle aree di scavo e dalla necropoli di Chiane, come i monili della principessa di Temesa, sono esposti nell’Antiquarium di Serra D’Aiello, la cui amministrazione ha recentemente aperto un bando per valorizzare questo patrimonio archeologico.
Queste scoperte costituiscono infatti una straordinaria opportunità per scoprire una parte di storia della Calabria e degli abitanti di Serra D’Aiello, Campora San Giovanni e Nocera Terinese e per ricordarci che il nostro passato non è ciarpame vecchio, ma costituisce la nostra identità comune: non siamo una Disneyland per turisti, ma una terra con una sua storia che va al di là dei pedalò, dei lidi e degli spettacoli di piazza messi in piedi a beneficio dei turisti o degli stessi organizzatori. Anche per questi motivi, voglio ricordare l’attività del gruppo archeologico Alybas, che dal 2002 si batte per un patrimonio che appartiene a tutti i calabresi.
Per visitare l’Antiquarium ed il parco archeologico, trovate tutte informazioni sul sito del gruppo archeologico Alybas:
http://gruppoarcheologicoalybas.weebly.com/
Il sito del comune di Serra D’Aiello:
http://www.comune.serradaiello.cs.it/
di Claudio Metallo e Francesca Santamaria
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