Temesa, l’ultima grande città pre-greca ancora da scoprire, secondo
alcuni archeologi si trova ad un tiro di sasso dalle spiagge di Campora
San Giovanni, tra i torrenti Oliva e Savuto. A conferma di questa
teoria, l’Università di Napoli e la Soprintendenza Archeologica della
Calabria hanno condotto nel 2003 una campagna di scavi nel comune di
Serra D’Aiello.
Citata da Strabone e da Omero, Temesa – il cui significato sarebbe fornace
– prosperava grazie alla forgiatura di armi da guerra e al loro
commercio. La rilevanza del sito è stata confermata dagli straordinari
ritrovamenti avvenuti in tutta la zona circostante Serra, come ad
esempio la sepoltura di quella che viene chiamata la principessa di
Temesa.
Questa tomba femminile conteneva un elaborato corredo funerario e
soprattutto preziosi monili e decorazioni per la veste in materiali
differenti (metalli ma anche ambra), nonché ricchi manufatti di
importazione. Tali oggetti, oltre a testimoniare il grado principesco
della defunta e quindi, per via indiretta, la struttura complessa della
società di Temesa, sono indizi dei rapporti commerciali con le altre
zone d’Italia, in particolare con la civiltà villanoviana della Toscana,
e persino con l’Oriente produttore di ambra. Un altro ritrovamento
incredibile nella stessa zona è l’elsa di una spada cosiddetta “ad
antenne”: questo particolare modello di arma si pensava fosse originario
del Nord Italia, ma dopo gli scavi calabresi alcuni ipotizzano che la
sua produzione sia invece da collocarsi nelle terre della futura Magna
Grecia.
Temesa è stata un importante crocevia di civiltà e nei suoi miti si
possono leggere brani di storia antica della Calabria, come dimostra la
vicenda del demone Alybas, quasi uno spin-off delle storie
dell’Odissea. Come racconta Pausania, Ulisse si fermò con le sue navi
sulle coste del basso Tirreno e venne accolto con cordialità dagli
indigeni, che offrirono cibo e vino ai viaggiatori. Ma uno di loro,
Polites, troppo ubriaco, violentò una ragazza del luogo. Gli abitanti di
Temesa da ospitali e cordiali diventarono feroci e uccisero l’ospite
negandogli la sepoltura, gettando così sull’intera città una
maledizione. Il morto si trasformò in un demone dalle sembianze di lupo,
Alybas, che pretese la costruzione di un tempio in suo onore ed un
tributo annuale di una vergine per placare la sua ira. Questa drammatica
sottomissione si perpetrò finché non arrivò a Temesa un pugile di
Locri, Eutimo, che aveva partecipato e vinto più volte le olimpiadi, la
cui figura, probabilmente reale, fu presto innalzata ai livelli del
mito. Il pugile s’innamorò della vergine che doveva essere sacrificata
ad Alybas e sfidò il demone in un incontro di pugilato, vincendolo e
conquistando la riconoscenza degli abitanti e l’amore della giovane.
A voler leggere oltre le righe, il mito di Alybas parla del rapporto
difficile tra gli autoctoni e i greci colonizzatori, provenienti da
Sibari e Crotone e rappresentati dal violento marinaio, nonché della
successiva dominazione da parte di Locri, evidentemente andata a buon
fine, perché incarnata dalla figura positiva del pugile liberatore.
Anche il demone ha preso, nel mito, la forma di un pericolo reale in
queste zone, quella del lupo.
Il tempio di Alybas, con il suo carico di offerte votive, è stato
rintracciato nell’area di Imbelli e rinterrato in attesa delle risorse
che servono per sistemarlo adeguatamente. Molti dei ritrovamenti di
oggetti, gioielli, armi, anfore provenienti dalle aree di scavo e dalla
necropoli di Chiane, come i monili della principessa di Temesa, sono
esposti nell’Antiquarium di Serra D’Aiello, la cui amministrazione ha
recentemente aperto un bando per valorizzare questo patrimonio
archeologico.
Queste scoperte costituiscono infatti una straordinaria opportunità
per scoprire una parte di storia della Calabria e degli abitanti di
Serra D’Aiello, Campora San Giovanni e Nocera Terinese e per ricordarci
che il nostro passato non è ciarpame vecchio, ma costituisce la nostra
identità comune: non siamo una Disneyland per turisti, ma una terra con
una sua storia che va al di là dei pedalò, dei lidi e degli spettacoli
di piazza messi in piedi a beneficio dei turisti o degli stessi
organizzatori. Anche per questi motivi, voglio ricordare l’attività del
gruppo archeologico Alybas, che dal 2002 si batte per un patrimonio che
appartiene a tutti i calabresi.
Per visitare l’Antiquarium ed il parco archeologico, trovate tutte informazioni sul sito del gruppo archeologico Alybas:
http://gruppoarcheologicoalybas.weebly.com/
Il sito del comune di Serra D’Aiello:
http://www.comune.serradaiello.cs.it/
di Claudio Metallo e Francesca Santamaria
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