sabato 15 giugno 2019

I tre nemici di Maradona al Mondiale del 1986.


di Claudio Metallo


“Apparsi in televisione, in bianco e nero, più nero che bianco, dicendo: 
- Ho due sogni: il primo è giocare un Mondiale, il secondo è vincere…
La frase proseguiva, ma qualcuno la tagliò così e tutti pensarono mi riferissi a diventare campione del mondo. Ma in verità io stavo parlando di diventare campione nell’ottava divisione, con i miei compagni, i miei amici.”

Diego Armando Maradona




IL PRIMO NEMICO: PASSARELLA

Il mondiale del 1986 è la più grande vittoria del più grande giocatore del mondo: Diego Armando Maradona.
Maradona è stato dato per morto in moltissime occasioni, anche prima di quel mondiale. Non era stato convocato al Mondiale della Vergogna del ’78 e al Mundial del 1982, per sua stessa ammissione, era arrivato scarico. Messico ’86 è stato il suo riscatto sportivo. Un mondiale vinto tutto da solo, dicono i maligni.

Il tecnico della seleccion, Carlos Bilardo, non era molto simpatico a Raul Alfonsìn, presidente argentino nonché massone dichiarato, e da Licio Gelli in poi la massoneria ha avuto il suo peso, in Argentina così come in Italia. Alfonsìn, politico navigato, era stato richiamato in servizio per rimettere insieme i pezzi di un paese che veniva da un schifosissima, vigliacca e sanguinaria dittatura e da una disastrosa guerra contro la Gran Bretagna, quella delle Malvinas. Diego avrebbe poi raccontato che i dirigenti dell’AFA lo telefonarono per dirgli che Bilardo stava per essere estromesso a favore di Carlos Menotti. Lui si oppose: "se non ci sarà Bilardo, allora non ci sarò neanche io", fu la sua risposta.

Sebbene la parola di Diego avesse chiuso la partita, lo spogliatoio della nazionale era diviso tra menottisti e bilardisti. Il capo dei sostenitori di Menotti era Daniel Passarella, capitano vincitore di quella schifezza che fu il mondiale del ’78. Bilardo giusto per non esacerbare gli animi, gli tolse la fascia da capitano per assegnarla a Maradona. Durante una delle molte riunioni dei giocatori della nazionale, Passarella accusò Maradona ed altri di essere dei ribelli del cazzo. “Sei un drogato e fai girare la droga tra i ragazzi!” Maradona s’incazzò di brutto, anche perché era un periodo in cui era completamente pulito - o quasi - e comunque sentirsi dare dello spacciatore non è una bella cosa. D10S chiese una riunione di chiarimento col resto della squadra, e lui e Passarella si scannarono alla grande.

Diego tirò fuori la storia che il kaiser andava a letto con la compagna di un altro calciatore argentino e poi se ne vantava nello spogliatoio della Fiorentina. Eraldo Pecci, bandiera della Viola, l’aveva raccontato al giocatore del Napoli dicendogli che Passarella era un vero stronzo! In un’altra riunione, venne fuori il problema delle telefonate. In ritiro, ognuno aveva diritto a usare il telefono, i giocatori avevano deciso che si sarebbero divisi il conto. Passarella, che era il più ricco giocatore argentino dell’epoca, aveva fatto un botto di telefonate in giro per il mondo, ma al momento di pagare il conto di migliaia di pesos aveva fatto finta di niente. Il Tata Brown, all’epoca, non aveva neanche una squadra. Era senza lavoro e si alzò per insultarlo. Erano tutti incazzati con lui, addirittura il compassato centravanti intellettuale, Jorge Valdano, gli urlò: ”Sei una merda!”
Dopo questo ennesimo episodio, Daniel El Caudillo Passarella fu colto da un’improvvisa diarrea che lo tenne lontano dal campo, finché un problema al ginocchio lo spedì ad Acapulco per una bella vacanza riabilitativa, mentre i suoi compagni si accingevano a vincere il primo vero mondiale della nazionale argentina.

Fatto fuori il suo primo nemico, Diego Armando Maradona si mise a pensare solo al mondiale. Voleva vincerlo. Aveva lottato per averlo, aveva costretto il Napoli e la Lega Calcio a dargli tutti i permessi per giocare le qualificazioni sudamericane. Questo diritto se l’era conquistato a furia di conferenze stampa, prese di posizione, ma anche grandissime prestazioni in campo con cui si faceva perdonare tutto.


IL SECONDO NEMICO: SHILTON

L’Argentina guidata da Diego passa i gironi abbastanza tranquillamente. C’è un grande gruppo costruito intorno a un grande campione. Anche i suoi compagni più scarsi cercano di dare 300% delle loro possibilità per dare una mano, per vincere la coppa e alzarla in cielo!

La storia, il destino o un bussolotto del sorteggio riscaldato mettono di fronte ai quarti di finale Argentina-Inghilterra. Ecco il secondo nemico di Maradona in quel mondiale: gli stramaledetti inglesi! Quando Diego entrò in campo, dietro non aveva solo altri dieci giocatori, ma tutto il popolo argentino. Sì, perché qualche anno prima, il 2 aprile del 1982, il generale e capo di stato argentino Galtieri aveva deciso di usare come arma di distrazione di massa l’invasione delle isole Malvinas, un residuo coloniale del Regno Unito in terra latinoamericana. La Thatcher, primo ministro britannico, decise di rispondere a quell’occupazione inviando le truppe britanniche, avviando una guerra che si poteva evitare. In 74 giorni di conflitto, morirono circa 800 persone, tra cui 649 argentini. Una bruttissima storia per tutte le parti in causa, ma per gli argentini quella sconfitta resta bruciante, e non certo come onta militare. Piuttosto, l'operazione distrusse qualsiasi credibilità ai generali della dittatura che aveva governato il paese negli ultimi sei anni, costringendoli poi a ricorrere al vecchio Alfonsìn. Eppure, molti in Argentina e in altre parti del mondo ritengono che la risposta della Thatcher avrebbe dovuto essere diplomatica, e non armata. La lady di ferro sapeva benissimo che il potente esercito britannico avrebbe sbaragliato quello argentino, uccidendo parecchi ragazzi mandati al massacro da una banda di imbecilli criminali. Invece preferì ragionare anche lei come un dittatoruncolo qualsiasi. Non so se ci potevamo aspettare qualcosa di diverso, da una donna che ha distrutto qualsiasi diritto sociale nel suo paese.

Argentina-Inghilterra è una partita nota a tutti. Maradona fregò il portiere inglese Shilton con il famoso gol di mano, la mano de dios! “Ho segnato con la testa di Maradona e la mano di dio!” dichiarerà Diego. Shilton fece il diavolo a quattro, mostrando a tutto lo stadio la sua manona guantata, ma nessuno notò il tocco di Maradona, e via 1-0. Sempre el pibe de oro ha raccontato che Bilardo aveva ordinato ai giocatori di non farsi tutto il campo correndo per festeggiare un gol. “Hijos, siamo a duemila metri, se facciamo tre gol a fine partita siamo morti!” Leggenda vuole che l’allenatore passasse per le camere dei giocatori con un carrello pieno di panini, maionese, salsicce e altro cibo, perché secondo lui bisognava mangiare per correre a quelle altitudini. Maradona segnò il gol di mano e cominciò a esultare come un folle chiamando i suoi compagni a raccolta. “Che facciamo andiamo o no?” si chiedevano. Diego se li trascinò, poiché temeva che se non avessero festeggiato come pazzi l’arbitro avrebbe potuto annullare il gol! Per fortuna questo non succede, e l’Argentina va in vantaggio.
Forse anche il telecronista della partita, Victor Hugo Morales, aveva visto la mano di Diego sul primo gol, visto che esultò urlando ‘…para que el pais sea un puño apretado gritando por Argentina!

Il due a zero agli inglesi è il capolavoro che tutti conoscono. El Negro Henrique - tecnicamente -  è autore dell’assist più facile della storia del calcio per il gol più straordinario del football! É proprio lui che passa la palla al diez che inizia la sua incredibile cavalcata verso la porta ingles. Maradona nel suo libro ‘La mano di Dio’ sul mondiale messicano, inizia il capitolo in cui parla del gol così:”La giocata nasce qui, dal passaggio di Henrique. Sì, a parte gli scherzi, il passaggio del Negro fu fondamentale. Cosa sarebbe successo se l’avessero intercettato?” 
Qui sta tutto il rapporto di Maradona con i suoi compagni. Sappiamo tutti che il gol lo avrebbe potuto segnare solo lui, in quel modo, contro gli inglesi, in quel contesto storico! Lui, però, pensa al compagno che gli ha passato la palla nella parte di campo dell’albiceleste.

Il secondo gol di Maradona è una leggenda, non c’è bisogno di parlarne oltre. 
Io ho anche usato per il book trailer del mio primo romanzo (così il mio editore è contento) la telecronaca di Morales:
https://vimeo.com/128279521

E poi c’è la straordinaria telecronaca di Victor Hugo Morales, che tra l’altro è urguayano d’origine:
https://www.youtube.com/watch?v=Cd8G1Wuglbs

IL TERZO NEMICO: MATTHAUS

Per descrivere Argentina-Inghilterra basta (e ci mancherebbe) questo! La partita è finita 2-1, ma chi si ricorda del gol inglese?
La semifinale con il Belgio è, quasi, una passeggiata. Doppietta di Maradona e tornatevene al Grand Place! Anche se quella è forse la più forte squadra belga mai arrivata a un mondiale, prima di Russia 2018.

La finale si giocò all’Azteca contro la Germania Ovest, domenica 29 giugno 1986. I tedeschi, come al solito, erano tosti! Ed erano allenati da uno dei personaggi più antipatici del calcio mondiale: Franz Beckenbauer, un campione che ha giocato la semifinale del 1970 contro l’Italia con una spalla fuori uso. 
Qui sta la differenza tra Diego e Franz. Quest’ultimo neanche dopo una partita epica ha un posto nel cuore degli amanti del calcio, mentre Maradona nonostante Maradona è un mito! Il kaiser Franz si gioca l’unica carta tattica per impedire a Diego d’inventare calcio. Decide di mettere sul più forte giocatore del mondo una marcatura a uomo e sacrifica Lothar Matthaus, forse il suo miglior giocatore. 
La partita tra i due è una battaglia all’ultimo sangue. Matthaus lo marca pure negli spogliatoi, gli sta sempre incollato neanche fosse il primo appuntamento con la sua fidanzatina del liceo. Breckenbauer, da gran presuntuoso, aveva pensato che bloccare Maradona avrebbe fermato quella banda scalcinata che era, secondo lui,  l’Argentina. Ed invece i ragazzi di Bilardo giocano anche da soli. Vanno addirittura sul 2-0, ma gli alemanni non mollano mai, neanche se giocassero in cinque, e riescono a pareggiare. Sul 2-2, i tedeschi hanno Mattahus, gli argentini Diego Armando Maradona. Diego tira fuori una magia che dovrebbe essere studiata a scuola insieme a Leopardi! Recupera una palla di testa a centrocampo, la scambia con un compagno e, tutto di prima, lancia Jorge Burruchaga con un passaggio perfetto in mezzo a due difensori tedeschi. Burruchaga corre, corre corre! Si possono sentire i suoi polmoni che pompano aria e il suo cuoresangue! Si può vedere tutto un paese albiceleste che lo spinge verso la porta di Schumacher. 
“Vai Burru, vai!” 
Sfreccia via sulla destra, riesce a resistere al ritorno di un calciatore crucco e infila un diagonale infuocato in fondo alla porta. 3-2! É l’83° minuto, ma l’Argentina e Maradona, Burruchaga, Valdano, el Tata Brown sono campioni del mondo! Diego dedica la vittoria a tutti i Sud del mondo, compresa la sua Napoli e poi “Tutti i ragazzi del mondo!” Come lui. Sì perché - non lo dimentichiamo mai -ha solo 25 anni ed è il re del mondo del futbol!









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