“Come una foglia al vento “ ci si sente molte, forse troppe volte, in
questi strani giorni che ci è dato vivere. Quando non hai tempo per
scegliere la cosa giusta, quando la cosa giusta non la vedi o ti viene
negata, in questi momenti ti senti in balia degli eventi. Poi un giorno
ti fermi, riesci a vedere il quadro generale e capisci di aver sbagliato
o magari di aver avuto molta fortuna e allora provi a vivere,
semplicemente, il presente nel migliore dei modi. Questa è la
riflessione che mi porta a fare il romanzo di Claudio Metallo “Come una
foglia al vento”. Ciò che mi colpisce di questo libro non è l’intreccio
narrativo degno del miglior poliziesco italiano, non è la capacità, pur
rimanendo nell’ambito della finzione, di dare informazioni preziose sul
narcotraffico gestito dalla ndrangheta in Calabria, e non sono neanche
i continui e divertenti riferimenti al mondo del calcio, molto di più,
mi colpisce la capacità di farmi pensare che Peppe Blaganò, il
protagonista del racconto, potrei essere io, potrebbe essere chiunque.
Mentre leggo vesto i panni di questo ragazzo “tornato al sud”, che viene
prima fagocitato e poi si fa strada in un sistema culturale e sociale
in cancrena, e penso: ”Cosa avrei fatto io nella sua situazione?” Quando
cerco una risposta a questa domanda l’orgoglio per le scelte giuste
fatte finora nella vita, vacilla, e anche se proprio grazie a quelle
scelte mi trovo oggi, probabilmente, dalla “parte giusta”, continuo a
sentirmi “come una foglia al vento”.
Danilo Monte
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